Finalmente una buona notizia! Finalmente per la prima volta le scuole di danza si vedono riconosciuta l’esistenza in quanto tali da un D.M. del MiBACT che assegna loro una tantum un contributo a fondo perduto! Davvero una buona notizia! Quanti soldi? Dieci milioni di euro (un riparto del c.d. “fondo emergenza spettacolo”) destinati appunto alle scuole di danza private, purché non costituite come società sportive (ché quelle già hanno avuto il ristoro dal Dipartimento per lo Sport del governo tramite Sport e Salute). Ottimo!
Allora vediamo un po’.
Quanto ha avuto ogni scuola di danza? 32.051,00 euro (compresi 2 euro di bollo)! Caspita, direte voi, non male! No, non male. Benché ci siano strutture che con 32.000 euro non coprono neanche un mese di costi di gestione, ci sono altre scuole di danza per le quali quella somma è risolutiva e fa la differenza tra la chiusura o meno dell’attività. Giusto! Ci sono poi anche delle piccole (a volte piccolissime) realtà per cui 32.000 euro rappresentano il bilancio di anni e anni di attività, ma va bene anche così (“se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo” diceva qualcuno dalle parti di Genova…), tutte le scuole di danza devono essere tutelate! Meraviglioso!
Ma come è stato generato questo importo?
Come dicevamo 10 milioni del fondo emergenza per lo spettacolo sono stati dirottati verso le scuole di danza. Attenzione, non sono stati stanziati altri fondi o aperti nuovi capitoli di spesa, si sono semplicemente spostati dei soldi da qui a lì. Operazione quindi a costo zero! Eh, ma sei proprio un brontolone, direte voi! No. Sono contento e ringrazio il Ministro Franceschini e tutti coloro che si sono adoperati affinché questo avvenisse!
Ma torniamo al punto.
Le scuole di danza che hanno fatto richiesta del contributo sono in tutto 339. Così poche, direte voi? Ma su questo torniamo dopo. Di 339 domande 27 sono state respinte. Ne restano 312 ammesse al contributo (a dire il vero 4 di queste devono essere riesaminate). Suppongo quindi che la scelta dei criteri per l’assegnazione del contributo sia stata affidata alla discrezione degli uffici della ragioneria del MiBACT che presumo non abbiano avuto alcuna difficoltà a fare una divisione facile facile (10.000.000 diviso 312 = 32.051 e qualche spiccio). Ecco che torna il brontolone ma, scusate, quel vecchio adagio che recita “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.”? Vabbè, andiamo avanti.
Dicevate voi, ma come solo 339 domande?
Vi verrà voglia di rivolgere il quesito a quelli che si sono sperticati ad azzardare numeri, in base alla personale propensione al pessimismo o all’ottimismo, per i quali le scuole di danza nel paese andavano dalle 10 alle 40mila (in maggior parte convengono ormai, per quieto vivere e in mancanza del più scalcinato dei dati statistici, su 30mila).
E dove sono tutte?
Sono nello sport, dirà quella parte di voi che non si è posta il quesito precedente! Ahi, ahi, ahi! Ma la danza non è uno sport, direte voi! Ma il punto ora non è questo. La domanda vera è: ma al MiBACT avevano una seppur vaga idea di quante fossero le scuole di danza che per decreto andavano a sovvenzionare? Sapevano di dover distribuire ingenti risorse a poco più di 300 scuole di danza? Credo non lo sapessero per le stesse ragioni per cui i pessimisti e gli ottimisti di cui sopra ci informavano sui numeri delle scuole di danza italiane! Vabbè, andiamo ancora avanti.
Dell’elenco dei beneficiari mi ha molto incuriosito un dato:
Su 339 istanze pervenute, 126 indicano il codice fiscale di una persona fisica. Come interpretare questo dato? La cosa mi perplime, ma mi viene da pensare che le piccole realtà (quelle a volte piccolissime), benché forse in regola con la SIAE (spesso su pressante – e lecita – sollecitazione del mandatario di zona) delegata dal ministero ad erogare i fondi, non trovino un motivo sostenibile per costituirsi in sodalizio o qualsiasi altra forma societaria e la maestra agisca come ditta individuale facendo lezione al proprio gruppo di allievi, magari ospite di una palestra. Una realtà molto articolata ed importante alla quale vanno riconosciuti meriti e che sicuramente va salvaguardata perché presidio di attività di prossimità e di cittadinanza e parte integrante della rete di formazione della danza che garantisce il vivaio al quale attingeranno le compagnie professionali di danza. Una realtà che indubbiamente produce socialità ed economia. Interpretiamo quindi il contributo di 32.000 euro a queste realtà, in assenza di altre spiegazioni, come volontà del MiBACT di fare un importante investimento sul sociale, per il bene comune…
Infine forse c’è ancora un altro dato che potrebbe concorrere a darci un quadro ancora più confuso del numero di scuole di danza presenti nel paese. Non riveliamo niente di nuovo dicendo che molte scuole di danza, che in passato operavano come associazioni culturali (o altra forma giuridica), hanno costituito al loro interno delle associazioni/società sportive dilettantistiche per poter meglio allinearsi ai requisiti richiesti per godere della fiscalità agevolata. Succede che a volte queste scuole di danza, un po’ per necessità e un po’ per affezione, abbiano mantenuto comunque l’originaria associazione culturale, creando quindi una sovrapposizione abbastanza inintellegibile sulla gestione dell’attività.
Non ho nessuna conclusione da trarre da queste mie disordinate riflessioni, che lascio come contributo ad una discussione più ampia che mi auguro possa presto prendere forma tra gli operatori del settore, sulle prospettive delle scuole di danza private, anche alla luce dell’auspicabile emanazione dei decreti attuativi della L. 175/2017 e della recente riforma dello sport (che determinerà anche il futuro delle scuole di danza, ma non voglio parlarne ora).
Grazie per aver letto fin qui.
30 gennaio 2021
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Guarda sul sito del MiC le scuole di danza che hanno ricevuto il contributo