Danza: le problematiche di sempre

 

Di Domenico Del Prete

Domenica 10 settembre, Milano, Piazza Duomo, 2300 danzatori fanno esercizi alla sbarra. Dal “pollaio della danza” promosso dalla RAI ai dati disastrosi della danza italiana.

      Sono quattro i ministeri che in Italia hanno (o dovrebbero avere) competenza sul settore danza: il Ministero dell’istruzione, il Ministero dell’università e della ricerca, il Ministero della cultura e il Ministero del lavoro; dei vari corpi di ballo degli enti lirici, sono solo due ad essere rimasti ad organico pieno, il resto è tutto rattoppato; c’era il festival dell’operetta ed ora non c’è più; c’erano produzioni di grandi commedie musicali, adesso si vendono solo foto ricordo; totale mancanza di norme e provvedimenti a sostegno delle scuole di danza e qualificazione professionale (al riguardo abbiamo presentato molte proposte e attendiamo risposte); il settore danza è subalterno alle fondazioni lirico-sinfoniche, al potere commerciale degli editori musicali e degli agenti degli artisti che più fanno cassa ai botteghini dei teatri e share nelle televisioni; totale chiusura dei corpi di ballo di Torino, Verona, Trieste, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Catania e drastica riduzione di quelli di Napoli e Palermo. Questi sono dati inconfutabili. Di fronte a questo disastro si renderebbero necessari interventi e iniziative diverse da quelle come “il pollaio della danza”. A tale proposito ci sembra utile rimandare alle nostre proposte, più volte divulgate e comunicate al Ministero della cultura a fronte della richiesta del Sottosegretario Mazzi, che indicano soluzioni alle problematiche di cui soffre lo spettacolo dal vivo ed in particolare il comparto danza.

          A testimonianza di quanto queste problematiche siano da tempo esistenti, ma che rappresentano ancora in gran parte le attuali criticità del settore, riportiamo di seguito un’interessante inchiesta di Laura Padellaro pubblicata sul Radiocorriere TV nell’agosto del 1971.